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MATERIA PRIMA, RUSSKOE BEDNOE, L’ARTE POVERA IN RUSSIA – PAC | MILAN

Aleksandr Brodsky Organetto. dal progetto «Luoghi disabitati» 2006 Acquario, metallo, plastica, retroilluminazione, suono. Barrel organ 2006 Project “Inhabited locality» Installation:aquarium, metal, plastic , booster-light, sound
Aleksandr Brodsky Organetto. dal progetto «Luoghi disabitati» 2006 Acquario, metallo, plastica, retroilluminazione, suono. Barrel organ 2006 Project “Inhabited locality» Installation:aquarium, metal, plastic , booster-light, sound

8 July – 11 September 2011
Un Omaggio all’arte Russa attraverso 116 opere di 23 artisti contemporanei
PAC – Via Palestro 14 – Milano

Da venerdì 8 luglio a domenica 11 settembre 2011 il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ospita Materia prima. Russkoe Bednoe – “l’arte povera” in Russia, a cura di Marat Gelman.
Promossa dal Comune di Milano – Cultura, con il patrocinio del Governatorato della Regione di Perm (Federazione Russa), del Ministero della Cultura, delle Politiche Giovanili e della Comunicazione della Regione di Perm e dal Consolato della Federazione Russa a Milano, la mostra, organizzata dall’Associazione Italia Russia e dal Museo d’Arte Contemporanea di Perm, apre a Milano il calendario di iniziative previste per il 2011 in occasione dell’Anno della Cultura e della Lingua Italiana in Russia e della Cultura e della Lingua Russa in Italia e si inserisce nell’ambito dell’iniziativa cittadina La Bella Estate di Milano.

La mostra, ideata da Sergey Gordeev, membro del Consiglio Federale Russo per l’amministrazione di Perm da anni impegnato in ambiziosi progetti per lo sviluppo culturale e architettonico della Regione, rappresenta una delle più grandi esposizioni collettive di arte contemporanea russa dell’ultimo ventennio.

Materia prima. Russkoe Bednoe ha già destato particolare interesse e apprezzamento a livello internazionale; Milano sarà la terza città ad ospitare la mostra dopo Mosca (dove a settembre 2009 è stata premiata alla Terza Biennale d’Arte Contemporanea) e dopo Parigi che ha invece ospitato una selezione delle opere a giugno 2010. Dopo Milano è previsto il passaggio al PS1 del MoMA di New York.

Il curatore della mostra, Marat Gelman, personalità molto nota grazie al suo profondo impegno intellettuale e politico nella realizzazione di grandi progetti di respiro nazionale e internazionale in collaborazione con prestigiose istituzioni dedicate all’arte contemporanea come White Box (New York), Tretyakovskaya Gallery (Mosca), Biennale di Venezia, Centre Pompidou (Parigi), dal 2008 è direttore del Museo di Perm, che riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo culturale e scientifico non solo della Regione ma di tutta la Federazione Russa.

Materia prima. Russkoe Bednoe “l’arte povera” in Russia presenta grandi installazioni, sculture, lavori di videoarte, fotografia e pittura di 23 artisti contemporanei tra le figure più importanti della scena artistica russa di questi anni con un omaggio al fotografo Aleksandr Sljusarev.

Elemento fondamentale comune alla ricerca artistica di ciascuno è l’utilizzo delle risorse naturali della Russia: legno, carbone, ferro e petrolio come nel caso di Vladimir Anzelm e Dmitry Gutov ma anche la passione per i materiali poveri come il cartone, l’argilla, la gommapiuma che accomuna Koshlyakov e Brodsky, o ancora per gli oggetti recuperati/riciclati e restituiti ad una nuova vita nelle opere di Olga & Aleksandr Florenskye.

Materia Prima Russkoe Bednoe è un progetto unico che ci offre l’occasione di riflettere su un’arte autentica e soprattutto ci offre una nuova chiave di lettura dell’arte contemporanea russa.

Gli artisti in mostra, come afferma il curatore Marat Gelman, pur non essendo accomunati dall’adesione ad un manifesto, riscoprono tutti l’uso di materiali naturali e semplici che diventano arte tornando natura, rompendo così il confine tra artificiale e naturale; questo approccio rivela alcuni aspetti dell’arte contemporanea russa ponendo interrogativi che creano un dialogo con la storia dell’arte, la responsabilità sociale e il desiderio di trovare la bellezza nella semplicità delle cose.

Gli artisti che espongono sono:
Vladimir Anzelm, Petr Belyi, Aleksandr Brodsky, Sinie Nosy, Olga & Aleksandr Florenskye, Dmitry Gutov, Anna Zhelud, Zhanna Kadyrova, Vladimir Kozin, Irina Korina, Aleksandr Kosolapov, Valery Koshlyakov, Gruppo Mylo, Anatoly Osmolovsky, Nikolay Polissky, Resycle, Yury Shabelnikov, Sergey Shekhovcov, Leonid Sokov, Michail Pavlyukevich & Olga Subbotina, Sergey Teterin, Sergey Volkov.

La mostra include un omaggio ad Aleksandr Sljusarev (1944-2010), fotografo attivo soprattutto negli anni settanta che ha influenzato molti fotografi russi contemporanei. Sljusarev ha teorizzato e messo in pratica la fotografia analitica o metafisica, nella quale oggetti usuali, prosaici, svelano sensi e significati profondi, mentre la semplicità apparente è il risultato della sua vastissima conoscenza della cultura visiva.

Il progetto è inserito nel quadro delle manifestazioni espositive Arte Territorio promosso in ambito culturale e finalizzato al richiamo di nuovi investimenti e al miglioramento della qualità della vita nella Regione di Perm.

La mostra sarà accompagnata da un libro-catalogo curato da Perm Museum of Contemporary Art
“PERMM”

L’Associazione Italia Russia persegue la strada della promozione di progetti culturali e formativi al fine di favorire la crescente cooperazione culturale ed economica fra l’Italia e la Russia; l’Associazione fin dal 1946 è impegnata in questa direzione, attraverso una collaborazione assidua con enti pubblici e privati presenti sul territorio lombardo e russo.

Il Museo d’Arte Contemporanea di Perm è stato fondato nel 2008 grazie al sostegno di Oleg Chirkunov (Governatore della Regione) e di Sergey Gordeev (membro del Consiglio Federale Russo per l’Amministrazione del Governatorato di Perm). La città rappresenta uno dei più importanti centri economici, industriali e amministrativi della Federazione Russa, anche grazie alla sua posizione privilegiata nella produzione e raffinazione del petrolio.

MATERIA PRIMA
Russkoe Bednoe – “L’arte povera” in Russia
a cura di Marat Gelman

8 luglio – 11 settembre 2011
Inaugurazione: 7 luglio 2011, ore 18.30

PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro 14, Milano
Ingresso libero

Orari: lunedì dalle ore 14.30 alle ore 19.30
Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle ore 09.30 alle ore 19.30
Giovedì dalle ore 09.30 alle ore 22.30

Info
T. 02 884 46359/46360 www.comune.milano.it/pac
T. 02 80 56 122 www.associazioneitaliarussia.it

Ufficio Stampa Mostra
Studio De Angelis, Milano
T 02 324377 | stampa@deangelispress.it

Aleksandr Brodsky, Furgone psichedelico dal progetto «Futurofobia» 1997/2008 Argilla cruda, metallo, videoproiezione Psychedelic Wagon Project "Futurephobia" 1997/2008 Unburned clay, metal, videoprojection
Aleksandr Brodsky, Furgone psichedelico dal progetto «Futurofobia» 1997/2008 Argilla cruda, metallo, videoproiezione Psychedelic Wagon Project "Futurephobia" 1997/2008 Unburned clay, metal, videoprojection

Text by Boris Groys, philosopher

The dissidents of design
Artists brought together in this exhibition are quite diverse, and their artistic programs, for the most part, do not coincide. And yet there is something that unifies them – namely, their shared propensity towards a “Do It Yo urself,” artisanal mod e of production of art objects.
We are surrounded, for the most part, by things made by industrial means and in mass quantities. And here, one do es not only speak of things found in everyday use. Th at which is tod ay customarily call ed “glamour” is also a mass product – for the well to do or the quite simply rich masses. All these Pradas, Guccis, and Armanis have their boutiques all over the world – and sell in them the same products. The standardized aesthetic of contemporary mass culture is often imitated by contemporary artists – even wh en they themselves wo rk manually. This proclivity of contemporary art to mimic the surrounding environment formed by modern mass design often neutralizes the individuality and originality of separate artistic positions; that which looks similar is often perceived by us as having similar content.
The exhibition “Russian Povera” brought together the dissidents of design, the dissidents of glamour.
Each of them underscores the hand-made and ho memade quality of his artistic prod uction. And some artists, such as Valery Koshl yakov and Avdey Ter-Oganian, for example, also treat with sly irony their own attempts to do things properly but with only the available means.
Valery Koshl yakov reproduces architectural masterpieces in a material wh ich completely deconstructs said masterpieces; Ter-Oganian demonstrates locally produced Modernist samples, which are incapable of cultural functioning in the framework of the contemporary symbolic economy. The same can be said of the ho me-baked icons created by Anatoly Osmolovsky. But in lo sing their glamorousness, all these things gain their own histories, become anthropomorphic and psychologized. The viewer’s attention shifts from the object itself to its genealogy and its practical use. This is particularly noticeable with Vladimir Arkhipov, who se works create an aura of time and place around objects, locate them within a history of use – and thus resist the lo ss of aura which Walter Benjamin diagnosed as the main characteristic of the age of mechanical reproduction.
The name of the exhibition references, of course, Arte Povera, the famous Italian artistic movement of the 1960s. There are, indeed, parallels here, but the differences seem to me more interesting and meaningful. Arte Povera, just like Italian neorealist cinema, reacted to the situation in post-war, post-fascist, post-heroic Italy. The lavishly pompous aesthetic of the Mussolini era was replaced with descriptions of the everyday life of the masses in a war-ravaged country. Needl ess to say, “Russian povera” art also reacts to the situation in post-totalitarian Russia.
But one sho uld not forget that what came in Italy after Arte Povera was, in fact, the epoch of design.
In Italy, it is generally said that the aesthetics of Arte Povera were replaced in the 1980s not by a new, purely artistic direction, but, in fact, by the design of Armani, Versace, and Prada. In Russia, these firms arrived immediately after the fall of the Soviet regime, so that the aesthetics of Socialist Realism shifted immediately, practicall y witho ut any breaks, into the aesthetics of glamour. Thus, as has already been noted, if Italian Arte Povera served as the forerunner of glamorous design, then Russian povera acts as opposition to it.
In this regard, the artists represented at the exhibiton are probably continuing more the traditions of Tatlin and Kabakov. Tatlin produced his things at a distance from tho se places wh ere Soviet industry was coming into its own; Kabakov also specialized in the prod uction of non-official type objects.
But, of course, “povera” anti-design is also a kind of design. It is just a distinct kind of design, namely a design of originals rather than of mass-produced things. And since originals are quite prized in our time, the shabby appearance do es not necessarily guarantee a low price; based on experience, the opposite seems more likely to be the case.

Boris Grois, philosopher

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Testo di Boris Grois, filosofo

I dissidenti del design
Gli artisti presenti in questa collettiva sono del tutto eterogenei ed i loro programmi artistici per lo più non coincidono ma tuttavia c’è qualcosa che li accomuna – e cioè, la condivisione di una elaborazione do it yourself, artigianale di oggetti artistici. Oggi viviamo circondati da oggetti prodotti per la maggior parte industrialmente e in gran numero. E non si tratta solo di oggetti di uso quotidiano. Quello che oggi riconosciuto come glamour, anche un prodotto di massa – destinato ad un’elite facoltosa o anche solamente alle masse più ricche. Prada, Gucci e Armani hanno boutique in tutto il mondo che vendono ovunque la stessa merce. Quest’estetica standardizzata propria della nostra cultura di massa spesso imitata dagli artisti contemporanei anche quando essi stessi lavorano artigianalmente. Questa tendenza dell’arte contemporanea a mimetizzarsi con il mondo di un design massificato spesso neutralizza l’individualità, l’originalità del singolo artista: ciò che si presenta come simile nell’apparenza viene percepito come simile anche nel contenuto.
La mostra Russkoe Bednoe mette insieme i dissidenti del design, i dissidenti del glamour. Ognuno di loro evidenzia nella propria produzione artistica l’aspetto del fatto a mano, del fatto in casa. E alcuni artisti, come Koshlyakov e Ter-Oganyan, ironizzano sui loro tentativi di poter realizzare qualsiasi opera con i soli mezzi di cui dispongono.
Koshlyakov riproduce i capolavori dell’architettura con un materiale, il cartone ondulato, che destruttura completamente questi capolavori; Ter-Oganyan mette in mostra i modelli della produzione di un modernismo locale che sono incompatibili con il quadro culturale della moderna economia simbolica. Stessa cosa si potrebbe dire delle icone create da Anatoly Osmolovsky. Perdendo il glamour, tutti questi oggetti riguadagnano una loro storia, divengono oggetti antropomorfi e psicologizzati. L’attenzione dello spettatore si sposta dall’oggetto in sè alla sua genealogia e al suo utilizzo pratico.
Ciò è particolarmente evidente in Arkhipov, le cui opere creano un’aura di tempo e di luogo intorno agli oggetti, collocandoli nella storia del loro uso – contrastando quella perdita di aura che Walter Benjamin aveva diagnosticato come la principale caratteristica dell’epoca della riproduzione meccanica.
Il titolo della mostra Russkoe Bednoe rimanda chiaramente all ‘Arte Povera il movimento artistico italiano; certo esistono dei parallelismi tra i due, ma ritengo che le differenze siano più interessanti e più significative. L’Arte Povera fu un movimento di reazione al contesto degli anni sessanta – settanta così come anni prima- nel momento postbellico, post fascista e posteroico dell’Italia – lo fu il cinema neorealista in cui l’estetica pomposa dell’epoca mussoliniana fu sostituita da una descrizione della vita quotidiana delle masse, in un paese devastato dalla guerra. Naturalmente anche Russkoe Bednoe per alcuni versi si colloca in un’epoca post-totalitaria.
In Italia si ritiene comunemente che l’estetica dell ’Arte Povera negli anni ’80 si sia evoluta non in una nuova direzione artistica ma nel design di Armani, Versace e Prada. In Russia, queste firme sono arrivate subito dopo la caduta del potere sovietico e l’estetica del realismo socialista, quasi senza soluzione di continuità, sfociata nell’estetica del glamour; come si detto prima se il movimento Arte Povera è stato un predecessore del design glamour, Russkoe Bednoe si oppone appunto ad esso. In questo quadro, gli artisti rappresentati in mostra, proseguono invece la tradizione di Tatlin e di Kabakov. Tatlin creava le proprie opere lontano dai luoghi della nascente industria sovietica, mentre Kabakov realizza installazioni non interpretabili nel loro aspetto ufficiale.
Russkoe Bednoe è antidesign e contemporaneamente design sui generis: un design di oggetti unici che non appartengono alla prod uzione di massa. E poichè ciò che è unico e originale oggi è molto apprezzato, l’aspetto povero non necessariamente significa basso costo ma come dimostra l’esperienza, piuttosto il contrario.

Boris Grois, filosofo

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