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POSTA IN GIOCO – CONVENTO DI S. FRANCESCO DI POSTA – RIETI

rifiut-arte II mostra d'arte contemporanea a Posta (RI) particolare installazione di Monica Renzi (croce in legno) e Davide Febbo
rifiut-arte II mostra d'arte contemporanea a Posta (RI) particolare installazione di Monica Renzi (croce in legno) e Davide Febbo

III Mostra d’Arte Contemporanea
Inaugurazione: 11 Agosto, ore 17.30 – Chiusura della mostra: 22 Agosto 2012
Convento di San Francesco a Posta – Comune di Posta (Rieti)

Artisti: Massimo Arduini,Veronica Cesaretti, Sara Chiaranzelli, Stefano Confalone, Gianluca D’Angeli, Yuri Di Blasio, Enrica Di Marcoberardino, Gianna Ganbucci, Gina Perotti, Tatjana Kojic Cehic, Claudia Lodolo, Fabio Mariani, Rita Marincioni, Lory Marrancone, Paola Maurizi, Aleksandra Kasperek, Radici di 3, Monica Renzi,
Elena Rondini, Luigina Rosati, Simone Michele Sedicina.

Posta in gioco.

Testo di Vittoria Biasi

La crisi dei sistemi occidentali, lo sviluppo economico dei paesi dell’estremo oriente danno inizio ad una nuova storia sociale in cui la dinamica evolutiva agisce con le metodologie dell’economia di mercato: produzione globalizzata, dipendenza tra vari paesi. L’interconnessione globale è all’origine di nuove sperimentazioni e forme espressive che trasformano l’organizzazione sociale, mentale e spazio-temporale. All’interno delle nuove strutture comunicative, l’arte estende i confini, conquista nuovi paesaggi linguistici. Francis Donald Klingender, esaminando la disparità tra la produzione materiale e quella creativa, in particolari momenti storici, osserva l’arte di coloro che avevano mantenuto il legame con la società di provincia, sconvolta nei suoi ritmi dall’introduzione dell’industria. Le opere di questi artisti sono segnali linguistici e documentano i mutamenti storico- sociali. Le osservazioni di Klingender contribuiscono a comprendere la direzione dell’arte nel Novecento: in particolare l’abbandono dal sentiero dell’autoreferenzialità e l’introduzione di uno studio del sé tra i procedimenti della conoscenza e della società. Il percorso, da Cézanne fino all’arte monocroma del secondo Novecento, apre un sentiero di riflessioni sui procedimenti di contestazione e autonomia dell’arte in cui confluiscono le relazioni invisibili della rete socio-percettiva. Sulla scia della consapevolezza che l’oltre dell’arte è nell’altro, dagli ultimi decenni del precedente secolo, alcuni artisti, vicini e sensibili alle trasformazioni temporali, hanno lavorato sul concetto di partecipazione, di interazione, di socialità dell’arte con la volontà di fondo indistruttibile e poetica di condividere i valori primari della terra, della natura, di scoprire le energie, le costruzioni cromatiche complesse su cui si articola il rapporto, la storia dell’individuo, che inizia con il gioco, con il rispetto delle sue regole. Il fenomeno contemporaneo di grande rilevanza è il bisogno di socialità che spinge e avanza nelle giovani generazioni. Il contesto temporale fa riemergere la dimensione sociale dell’arte. Superando i riferimenti e gli intenti dei gruppi degli anni ‘60, come il Gruppo T, ritengo importante sottolineare gli orientamenti estetici per cui ogni fenomeno è il prodotto di interazione con altro presente nell’universo, è interrelato a tutti gli altri, contiene il cosmo.

Nascono così opere pubbliche con intenti sociali, di gioco in cui l’acqua e il suono danzano la coesione sociale, lo scambio energetico di un pubblico anche infantile che scopre il gioco, il sorriso, la spontaneità. Ignorando i grandi percorsi dell’arte di sistema, nasce il progetto Posta in gioco, costruito sul presupposto teorico di un percorso, di una metodologia creativa di interrelazione per Posta, nome della località che entra nel titolo del progetto divenendo parte della costruzione. Gli artisti Massimo Arduini, Veronica Cesaretti, Sara Chiaranzelli, Stefano Confalone, Gianluca D’Angeli, Yuri Di Blasio, Enrica Dimarcobernardino, Gianna Gambucci, Alekandra Kasperek, Tatjana Kojic Cehic,  Claudia Lodolo, Fabio Mariani, Rita Marincioni, Lory Marrancone, Paola Maurizi,  Gina Perotti, Radice di 3, Monica Renzi, Elena Rondini, Luigina Rosati, Simone Michele Sedicina,  propongono un concetto di gioco quasi anacronistico, impostato sulla corrispondenza reale e non virtuale tra lo spettatore e alcuni giochi che sollecitano un comportamento di attraversamento della mostra. Il progetto Posta in gioco ha la  centralità nel desiderio del recupero culturale come bene pubblico legato alla città intesa come luogo di costruzione dei valori del vivere sociale. L’arte, con il suo gioco costruttivo, diviene la mediatrice per nuova cittadinanza dell’uomo che sta riscoprendo la ritualità, quale momento religioso della vita. In tal senso il gioco è il creatore della fenomenologia della vicinanza, dell’hic et nunc, con una storia in opposizione alla TV propositiva della trasmissione a distanza dell’immagine da un luogo all’altro, da un tempo all’altro, dal mobile all’immobile. Stefano Confalone e Massimo Arduini portano la pratica ludica e comunicativa nel coinvolgimento tecnologico del video. Massimo Arduini affonda le radici della ricerca nella danza vissuta come linguaggio di interferenze sonore-gestuali, di emanazione sensuale dello sguardo, aspetto segreto e imprendibile della danza.  In Man Ray Dance 2011, l’artista mette in gioco il corpo visto per piani, passi, gestualità interpretate dai danzatori Claudia Janine Nizza e Cristiano Bramani, nel montaggio di Antonio Labbro Francia. L’opera trae l’ispirazione da una serata di tango nuevo, forma nuova di tango per movimenti e sonorità, propositiva della socialità per eccellenza. Stefano Confalone propone l’opera video come possibilità infinita attorno alle combinazioni delle divine proporzioni da cui derivano le forme diverse, che si inscrivono nella circolarità dell’esistenza. Il comportamento, emanazione, segnale del corpo, del gesto, attrae i suoi stati complementari, entra nell’ hasard della composizione (Il Gioco della creazione), nell’invisibile della creazione, di cui il gioco è la controfigura. Posta in gioco è una sfida sull’idea di esposizione e di spazio ospitante: un desiderio di partecipazione derivante dall’interpretazione creativa della pratica del quotidiano. Gianna Gambucci, Alekandra Kasperek, Tatjana Kojic Cehic, Rita Marincioni, Lory Marrancone, Radice di 3, Simone Miche Sedicina fanno diventare lo spettatore parte integrante dell’opera. Senza l’azione di colui che partecipa l’opera non realizza la sua mistica, non entra nel principio attivo dell’amore! E’ come un profumo svanito perché rimasto chiuso nella sua ampolla. La Lampada di Aladino segna il risveglio di una relazione avventurosa e la trasformazione di un’esistenza, come Pinocchio, rivissuto nell’arte  di Carmelo Bene. Il gioco, la ripetizione di costruzione e distruzione, scriveva Malevic, è una forma di allenamento, di educazione alla percezione dell’esistenza. Una storia in tal senso è stata tracciata da artisti, da Cesare Pietroiusti a Franco Fiorillo, impegnati ideologicamente nel discorso dell’opera partecipata. Questa esiste se lo spettatore, ‘partecipando’, supera la soglia del pudore del sé per incontrare l’altro, per liberare il desiderio! Con le opere proposte in Posta in gioco, gli artisti rinverdiscono il concetto di incontro semplice, artigianale tra tattilità e piacere nell’ingenuo sguardo dell’oltre! Sara Chiaranzelli richiama il mistero del segno-scrittura componendo le lettere del titolo tra figurazioni ampie e luminose composte per cromie ritmiche e offrendo al pubblico le nuove parolibere  come enigma, rebus da risolvere seguendo le indicazioni riportate. Veronica Cesaretti, Gianluca D’Angeli, Yuri Di Blasio, Enrica Dimarcobernardino, Paola Maurizi, Gina Perotti, Monica Renzi, Luigina Rosati costruiscono una ricognizione del gioco: un album di ricordi di infanzia ricondotto e proposto nella bidimensionalità dell’immagine, nella dialettica della mediazione. Gli artisti Gianna Gambucci, Alekandra Kasperek, Tatjana Kojic Cehic, Lory Marrancone, Radice di 3, Simone Miche Sedicina  da una parte e  Veronica Cesaretti, Gianluca D’Angeli, Yuri Di Blasio, Enrica Dimarcobernardino, Paola Maurizi, Gina Perotti, Monica Renzi, Luigina Rosati dall’altra rappresentano due livelli della stessa esperienza, un incontro tra l’essere e la tragicità dell’apparire. Isolata e poetica è l’opera di Rita Marincioni con il ricordo del tempo perduto per l’adulto e la speranza della rivelazione di un cuore per il fanciullo. Il gioco della campana di Gina Perotti riconduce alla magia del numero, del rito e fa sorgere il desiderio della scoperta del mondo contemporaneo, che appare segretamente immerso nel mistero delle energie tecnologiche. Claudia Lodolo costruisce un dolce inganno, una provocazione come lo scherzo tra adolescenti, costruendo una scultura seducente.  Le immagini delle altalene di Monica Renzi e dei fumogeni che escono dalle finestre del convento, nella foto di Veronica Cesaretti, celebrano la bellezza rappresentativa, legata al passato, alla chiusura contemplativa. Elena Rondini dona il libro d’artista L’Arte-Saggio una sorta di raccolta di giochi, in cui perde chi compone l’inevitabile immagine!

Cercare il percepibile, spegnere una luce, chiudere una finestra, disegnare una griglia sul pavimento, saltare, dondolare nell’aria e altre libertà compongono segni del patrimonio sociale, umano, globale in cui passato, futuro, lontano, vicino  saranno sempre congiunti.

Vittoria Biasi

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Vittoria Biasi

Vittoria Biasi

Vittoria Biasi is a Contemporary Art Historian and an Art Critic. She is a
Contemporary Art History professor at Florence’s Academy of Fine Arts. After
her humanities graduation she concerned herself with the Theory of White
following Hubert Damish at Paris *Ecole des Haute Etude*. Close to artists who
interprets the monochromy of white she devoted herself to the theoretical criticism realizing
national and international shows and exhibitions with a particular attention to the Eastern culture.
She attends conferences as a lecturer about the white and its light. Among the others: Lumière(s)
En Usage, Pèrigueux 1998. From 1996 on to 2000 she realizes the events of Light of Art for
Art’s sake at Rome, Parma and Padoa. For Homo Sapiens (1) first she translated Henry
Meschonnic from French, publishing some excerpts from Modernité (2). Some other
publications: State of White (3); In Line with Light, Light for Light’s sake (4). She wrote for the
magazine Lighting. Through a text of her she is attending Fabrizio Crisafulli’s Theatre of Places.
The theatre as a place and the experience at Formia (1996-1998), **G.A.T.D*., Rome, 1998. She
looked after the exhibitions for the book of artist in Italy and abroad.

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