PROUST. I COLORI DEL TEMPO DI ELEONORA MARANGONI – ELECTA, MONDADORI, MILANO 2014
Eleonora Marangoni
Proust. I colori del Tempo
Electa, Mondadori, Milano 2014
pagg. 126
Recensione di Vittoria Biasi
La lettura dell’opera Alla ricerca del tempo perduto di Proust suscita emozioni creative, suggestioni cromatiche, attraversamenti interiori. Ernst Robert Curtius, studioso, erudito e critico degli anni ’20, a cui Proust aveva inviato Sodoma e Gomorra, quarto volume di Alla ricerca del tempo, è il primo a evidenziare lo stile e la tecnica dei legami, delle metafore, delle relazioni da cui prendono corpo movenze e sentimenti dei personaggi proustiani.
Se all’epoca di Proust, come dice Eleonora Marangoni, l’arte era lontana, difficile da raggiungere e i colori assenti, imprecisi, bugiardi, il nostro tempo, al contrario, offre la possibilità di raggiungere musei, vedere opere in originale o in riproduzione, di vivere la figura fino alla sovrapposizione o all’annullamento. I colori, titolo dei capitoli Giallo, Blu, Viola, Rosso, Il non- colore, Il Bianco e Nero, divengono la guida su cui la scrittrice scandisce l’attraversamento della Recherche.
Il percorso sembra non approdare ad una scelta cromatica: nell’analisi del paesaggio Proust ripercorre la sensazione che ogni colore può suscitare fino ad arrivare all’inondazione di bellezza che il biancore dei lilla bianchi può sollevare nell’animo.
Proust. I colori del tempo è una ricerca sul confine tra arte visiva e scrittura. La scrittrice traduce le riflessioni proustiane sugli episodi della vita in immagini cromatiche riconducibili alle opere d’arte che hanno emozionato Proust. Il suo sguardo di studiosa entra nell’attitudine di Proust a cerca l’immediatezza dell’immagine.
Proust, scrive l’autrice nella prefazione, non fotografa, dipinge: i suoi ritratti non fissano dettagli sulla carta, liberano piuttosto essenze nell’aria che lasciano il lettore libero di interpretarle e seguirle dove vuole.
Con un procedimento di astrazione, le atmosfere si tramutano in suggestioni cromatiche, poiché il colore sta allo stile come il disegno sta alla trama.
Le sensazioni di Proust nel descrivere i personaggi, come i Guermantes immaginati avvolti nel mistero e sfumati nella luce aranciata emanata dalla sillaba antes, sono riferite ad esperienze visive artistiche, che Eleonora Marangoni collega con slancio e libertà mentale: dall’opera di Vincent van Gogh, Il Mietitore, al Ritratto di giovane donna di Botticelli, al Ritratto di Charles Baudelaire di František Kupka, a Donna in abito giallo di Max Kurzweil.
Nel capitolo dedicato al Blu, la scrittrice costruisce un particolare percorso nella descrizione del personaggio di Legrandin, a cui la vecchiaia ha fatto perdere ogni colore.
Swann, ammalato, è ormai una storta dentro la quale si osservano delle reazioni chimiche. Il suo volto si stava ricoprendo di piccole macchie blu di Prussia.
La storia del particolare colore avanza fino quasi a chiudere il teatro della vita con un sipario, un tendaggio color blu che diviene il filtro della luce in cui gli oggetti prendono forma. La selezione di opere comprende IKB 270 di Yves Klein, Studio del cielo di Eugène Boudin, un particolare di Corteo nuziale di Giotto, una veduta della volta della Cappella degli Scrovegni dello stesso autore, Autoritratto di Pablo Picasso.
Il viaggio nel mondo dell’arte di Proust, riferito dallo stesso e arricchito dalla profonda conoscenza della storia dell’arte di Eleonora Marangoni, si conclude con l’immagine della stanza descritta dallo stesso autore della Recherche come un luogo volontariamente nudo. Il colore, scrive l’autrice, per Proust era talmente importante che non gli è stato difficile rinunciare ad averlo intorno a sé.
Il testo si conclude con un Atlante dei colori, un attraversamento tra nomi proustiani e le possibili suggestioni cromatiche cucite come un’aura attorno ai personaggi. Proseguendo sulla traccia e in un incontro di ricerche, Marangoni trascrive e sintetizza in tavole monocromatiche alcune opere dei grandi della storia della pittura. Nascono nuovi colori i cui la parola e l’immagine si fondono alla ricerca dell’espressività più profonda.
Vittoria Biasi
Storica dell’arte e curatrice internazionale
No Comment