GIANFRANCO BARUCHELLO: COLD CINEMA – JOHN LATHAM: GREAT NOIT – TRIENNALE – MILANO – PHOTOGALLERY
10 dicembre 2014 – 22 febbraio 2015
Inaugurazione 9 dicembre 2014 ore 19.00
Gianfranco Baruchello: Cold Cinema
Film, video e opere 1960-1999
John Latham: Great Noit
Opere 1955-1998
Triennale di Milano
A cura di Alessandro Rabottini
Direzione artistica: Edoardo Bonaspetti, Curatore Triennale Arte
La Triennale di Milano ha il piacere di invitarla alla press preview delle mostre.
Presenti:
Claudio De Albertis, Presidente della Triennale di Milano
Alessandro Rabottini, Curatore delle mostre
Edoardo Bonaspetti, Direttore artistico del progetto, Curatore Triennale Arte
Andrea Viliani, Direttore generale Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina — MADRE
e l’artista Gianfranco Baruchello
Le mostre personali di Gianfranco Baruchello e di John Latham – entrambe curate da Alessandro Rabottini – costituiscono due progetti inediti per il pubblico italiano: per l’artista britannico (Livingston, Zambia, 1921 – Londra, 2006) questa è la prima antologica in un’istituzione del nostro Paese, mentre per Baruchello (Livorno, 1924) si tratta della maggiore retrospettiva dedicata alla sua produzione filmica e video, frutto della collaborazione tra la Triennale di Milano e il MADRE – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli. Sotto la direzione artistica di Edoardo Bonaspetti, entrambe le mostre affrontano, all’interno di un progetto espositivo concepito in modo organico, le specifiche produzioni dei due artisti, evidenziandone affinità e differenze tematiche e generazionali, metodologiche e concettuali. Artisti influenti e fuori dalle correnti artistiche riconosciute, sia Latham che Baruchello hanno stabilito un ponte tra arte visiva e sapere letterario, tra materiali artistici e interrogazione filosofica, e hanno operato un’analisi di natura critica dei sistemi conoscitivi e classificatori della realtà, dalla religione alla filosofia, dalla letteratura alla scienza, attraverso una pratica multimediale che ingloba pittura, assemblaggio, film, installazione e performance. Parola, linguaggio e sistemi letterari sono entrati nelle rispettive analisi dei limiti della comunicazione linguistica in relazione ai meccanismi dell’inconscio. Le due mostre riflettono la necessità di un sapere complesso che superi i confini disciplinari e mettono in luce pratiche artistiche in grado di affrontare un’articolata visione della realtà.
Quella di Gianfranco Baruchello è una delle pratiche artistiche più singolari e articolate del panorama italiano dal secondo dopoguerra in poi: sin dalla metà degli anni cinquanta l’artista ha esplorato pittura, installazione, assemblaggio, film, fotografia, scrittura e sonoro, espandendo la ricerca visiva ben oltre gli ambiti linguistici tradizionali e introducendo nel linguaggio dell’arte le pratiche dell’agricoltura, dell’antropologia e dell’economia come forme di analisi critica della sociatà dei consumi. La mostra è organizzata in aree tematiche e presenta una serie di opere fondamentali per la comprensione di quei temi-chiave che ritroviamo in tutta l’opera di Barchello. A fungere da guida per l’intera mostra è l’opera Una settantina di idee, 1964-1070 (2014), una sorta di archivio ideale in forma di grande installazione a parete, un lungo elenco composto di idee, spunti e soggetti per possibili film, alcuni dei quali sono stati realizzati mentre altri sono rimasti sulla carta. Quest’opera è da considerarsi come il “generatore” di tutta la mostra: l’opera d’arte è quindi intesa come “Possibilità”, come ipotesi colta nel suo divenire, come forma di un processo che non è soltanto un documento del passato ma anche un’opportunità per il presente e una proiezione nel futuro.
Il lavoro di John Latham è una riflessione poetica e provocatoria sulla natura della conoscenza umana, sugli strumenti e sui sistemi con cui l’uomo tenta di comprendere l’universo e il proprio destino (dalla scienza alla filosofia passando attraverso la religione) e sull’arte come forma di intuizione in grado di superare i confini tra le discipline.
Latham: Great Noit presenta oltre quaranta opere, tra le più emblematiche dell’intero percorso dell’artista e realizzate tra il 1955 e il 1998. L’allestimento segue tanto un criterio cronologico quanto un raggruppamento tematico tra i lavori, chiarendo così i temi fondamentali della ricerca di Latham: la riflessione sul tempo, l’esplorazione dei materiali e dei mezzi artistici, la natura trasformativa della pittura e della scultura, e una riflessione sulla possibilità che la realtà possa essere rappresentata all’interno di un unico sistema totalizzante, sia esso scientifico, filosofico o politico.
Triennale di Milano
Viale Alemagna 6
20121 Milano
T. +39 02 724341
www.triennale.org
No Comment