UN MONDO A VENIRE!?! ALL THE WORLD’S FUTURES – 56° BIENNALE DI VENEZIA
56° Biennale di Venezia
1° parte
Arti Visive
Un mondo a venire!?!
Testo di Vittoria Biasi
All the world’s futures
La più importante biennale del mondo quest’anno anticipa la sua apertura al pubblico 9 maggio e la vernice sarà nei giorni precedenti del 6,7,8, con l’impegno di proporre al pubblico un concetto espositivo di riflessione storica.
Il presidente Paolo Baratta, ripercorrendo le trasformazioni strutturali della biennale, ricorda di avere introdotto, nel 1999, l’idea della grande Mostra internazionale autonoma accanto alle mostre nazionali distribuite tra Giardini e Arsenale. Questa struttura prende quasi una nuova definizione nell’intento del curatore Okwui Enwezor. Grazie alla sua ricca esperienza di curatore, Okwui Enwezor compone il rapporto tra la Mostra internazionale e quelle proposte dai padiglioni nazionali.
“Questa più precisa responsabilità assunta dalla Biennale, dichiara il presidente Paolo Baratta, ha fatto evolvere il dialogo con i padiglioni e i paesi partecipanti. Il pluralismo di voci è un unicum della Biennale di Venezia. Il colloquio tra Mostra della Biennale e mostre dei paesi può farsi più intenso. L’obiettivo è comune: fare della Biennale luogo di dialogo, su tutti gli aspetti dell’evoluzione dell’arte, con riferimento a se stessa e per rapporto all’uomo e alla storia. E un’ulteriore responsabilità per la Mostra della Biennale è quella di indagare sugli sviluppi dell’arte nei continenti meno rappresentati da padiglioni nazionali e renderli noti al mondo.”. Le parole del presidente evidenziano la necessità dell’arte di inseguire l’aspetto emozionale, poetico per esprimere i sentimenti da cui nasce e da cui deve divenire indipendente, mantenendo una distinzione o una distanza. Questa, aggiunge il presidente, non deve “essere il surrogato di altre forme di comunicazione o informazione. L’opera d’arte deve aggiungere, a quello che ci danno le altre forme del sapere, le sue rivelazioni. Deve parlare all’emozione.”
Le riflessioni di Baratta tracciano le indicazioni della biennale nel desiderio di porre in un dialogo autentico l’arte dei paesi partecipanti. In tal senso il direttore Okwui Enwezor concepisce la biennale come un organismo compatto, che, quasi con visione ascetica, dovrà raggiungere il desiderio di arte, come bene primario da cui l’uomo ha iniziato il suo percorso. L’idea di rispetto storico permea il pensiero del direttore e delle scelte artistiche di cui si compongono le mostre nazionali. In tal senso la biennale propone esposizioni di artisti storicizzati come occasione per rileggere il passato con le possibilità offerte dal presente per guardare al futuro. La biennale di Okwui Enwezor pone al centro del progetto l’uomo, nella sua condizione sociale tra il reale stato di disordine, contraddizione e l’apparire degli stessi. Le mostre sono organizzate in Filtri, attraverso il quale riflettere sull’attuale “stato delle cose” e sulla loro apparenza. Il curatore inviterà intellettuali, artisti e pubblico a partecipare con i propri interventi alla discussione sull’attuale condizione del mondo, nello spazio ‘Arena’ a Giardini.
La 56°. Esposizione utilizzerà come Filtro la traiettoria storica che la Biennale stessa ha percorso durante i suoi 120 anni di vita, come strumento per aprirsi al presente. Tra i Filtri che compongono All the World’s Futures, è interessante evidenziare Il Capitale: una lettura dal vivo. Il testo ha attraversato i tempi, suscitando profondo interesse storico-sociale, e sarà posto dal curatore al centro della biennale con letture analizzate alla luce di ricerche e del pensiero filosofico di studiosi. Una speranza di ricostruzione è affidata al Filtro Il giardino del disordine. Questo considerato il territorio ultimo del disordine sociale, delle deformazioni territoriali e geopolitiche, ospiterà opere di artisti che sceglieranno come punto di partenza il concetto di giardino, realizzando nuove sculture, film, performance e installazioni per All the World’s Futures. Il Filtro Vitalità: sulla durata epica ospiterà opere già esistenti accanto a quelle realizzate per la biennale.
Sono stati invitati cinquantatré Paesi, con 136 partecipazioni artistiche tra cui i tre italiani – Rosa Barba, Pino Pascali e Fabio Mauri.
Il Padiglione Italia sarà a cura di Vincenzo Trione che presenterà un percorso linguistico ideologico dagli anni ‘60/70 dal titolo Codice Italia. La Corea presenta Moon Kyungwon & JEON JOONHO autori di un’installazione video su un futuro reale, possibile presentato come retrospettiva di un tempo. La Finlandia, nel suo solito padiglione progettato da Alvar Aalto e completato nel 1956, esporrà le opere del gruppo IC-98, costituito dagli artisti Visa Suonpää e Patrik Söderlund, che pongono in relazioni diversi linguaggi, come saggi, racconti etc., attorno a temi presenti nella città di Venezia e con evidente ricaduta sociale. Il padiglione della Santa Sede, proseguendo la testimonianza di apertura al contemporaneo, chiede a tre artisti di affrontare il tema In Principio…la parola si fece carne, con riferimento al Nuovo Testamento e in particolare al Prologo del Vangelo secondo Giovanni. Il Giappone propone l’installazione di Chiharu Shirota, costituita da chiavi richieste dall’artista in tutto il mondo.
Per la prima volta saranno presenti cinque paesi: Grenada, Mauritius, Mongolia, Repubblica del Mozambico, Repubblica delle Seychelles. Saranno presenti dopo molti anni di assenza Ecuador, Guatemala e Filippine.
Vittoria Biasi
Storica dell’arte, critico e curatrice internazionale
Roma, 18 marzo 2015
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