Biennale di VeneziatextsVENICE

PADIGLIONE ARMENIA – MONASTERO MECHITARISTA – ISOLA DI SAN LAZZARO

56° Biennale di Venezia.
Padiglione Armenia
Monastero Mechitarista
Isola di San Lazzaro
9 maggio – 22 novembre 2015

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Testo di Vittoria Biasi

Motivi di comunicazione, di conoscenza storico-geografica, di relazioni ci portano a seguire avvenimenti del passato collegati al nostro territorio. Allora la Shoà è il fenomeno che connota il popolo ebraico, con cui condividiamo territorio, finanze, cultura. Gli eventi contemporanei ci fanno assistere ad altre Shoà, che definiamo emigrazione e la biennale di Venezia, gradualmente accoglie nuovi paesi, avvicina culture, atrocità, popoli, che cercano di emergere attraverso il media privilegiato dell’arte.

Il curatore e commissario del Padiglione Armenia, Adelina Cüberyan von Fürstenberg propone il percorso dell’arte contemporanea armena come momento di commemorazione del Centenario del Genocidio e della ricongiunzione fra l’Armenia e la sua diaspora. Il progetto Arménité costruisce un percorso di circa quarant’anni coinvolgendo artisti di differenti generazioni e notorietà tra cui Yervant Gianikian,  Sarkis e Anna Boghiguian, Aikaterini Gegisian e Nigol Bezjian, Haig Aivazian, Hera Büyüktasçıyan, Mikayel Ohanjanyan, Rosana Palazyan. Su incarico del Ministero della Cultura, il curatore Adelina Cüberyan von Fürstenberg commemora il centenario del Genocidio armeno selezionando artisti che sono espressione della diaspora, proponendo nel Padiglione una ricongiunzione ideale tra terra lontana, di cui nessuno ha dimenticato nulla, e popolo. In tal senso sono chiarificatrici le espressioni della curatrice, con il ricorso filosofico, nell’intervista di Ginevra Bria, riportata in Artribune 9 febbraio 2015.

“ ‘Armenity’, dalla parola francese ‘arménité’, potrebbe essere considerata una specificità dei nipoti dei sopravvissuti del genocidio armeno, un senso moderno e spesso soggettivo dell’esser-ci heideggeriano, in un flusso continuo, con una grande diversità in ogni singola auto-definizione. Nella dimensione un altrove sconosciuto, una collettività – e non un solo singolo individuo come avviene nel fenomeno della resilienza-, attraverso la negatività imprescindibile provata nel domare un trauma, fa nascere un superamento e dunque un ribaltamento verso la propria vittoriaMa l’Arménité”, non è solamente memoria di sofferenze o sete di giustizia, quanto piuttosto un lascito, un’eredità in continua crescita all’interno della quale una nuova generazione d’origine armena può fiorire. L’Arménité è una storia d’amore, una fierezza che la gioventù vuole far vivere, condividere e trasmettere”.

Il tema del genocidio armeno, oggi dimenticato, è rievocato anche dalla pellicola Il Padre del regista armeno Fatih Akin e presentato in concorso all’ultima Mostra di Venezia. Akin, nato in Germania da genitori turchi, ripercorre la storia del 1915 quando la polizia turca fa irruzione nelle case armene portando via tutti gli uomini.

Il padiglione armeno sarà nel monastero di San Lazzaro, dapprima adibito a lebbrosario e riconosciuto nel 1717 da Clemente XI come sede centrale dedita al recupero e alla traduzione della letteratura armena. Nel 1773 un gruppo di monaci si separò e costituitosi autonomamente fondò a Vienna la propria sede. Le due congregazioni, la veneziana e la viennese, proseguono l’ideale culturale di Mechitar, di preservare il patrimonio culturale del passato armeno.

Il monastero è il luogo giusto per il progetto teorico della biennale The World’s Futures.

Gli artisti invitati dal curatore sono stati selezionati per lavoro di identità non come memoria legata alla soggettività, ma come sguardo ampio, un abbraccio che accoglie molte culture o problematiche e contrasti comuni a tutte le culture.

Gli artisti appartengono tutti alla diaspora e vivono in varie parti del mondo, partecipando di altri mondi, conservando nel cuore la ricerca di un comportamento profondo in cui ognuno può riconoscere sé o la propria storia. Sarkis presente nel padiglione armeno, rappresenta la Turchia, nell’edificio dell’Arsenale che ospita il padiglione della Santa Sede. L’artista proporrà un’opera di grande poesia dal titolo Respiro, quale azione unificante di tutti i mondi. L’artista Mikayel Ohanjanyan conduce l’esplorazione sul rapporto tra lo spazio della scultura, dell’opera bianca e la mente. Il linguaggio dell’arte armena diffuso dagli Stati Uniti alla Grecia avrà la sua centralità nell’esposizione presso il suggestivo monastero e per le opere sarà come un ritorno in patria.

Catalogo Skyra
Oltre al catalogo, sarà pubblicato un libro di poesie composto di una selezione di poemi di 12 poeti armeni nati dopo il genocidio armeno e la rivoluzione russa e tradotto in francese dal poeta svizzero-armeno Vahé Godel. Il libro comprenderà un saggio dell’autore e una selezione di traduzioni armene delle poesie.

Nel contesto di Armenity, verrano presentati all’Anfiteatro dell’Arsenale dal 5 all’11 settembre una serie di performance, dibattiti e video proiezioni di artisti, poeti e registi indipendenti originari dell’Asia Minore.

Vittoria Biasi
Storica dell’arte, critico e curatrice internazionale

Leone d’oro per la migliore Partecipazione nazionale alla Repubblica dell’Armenia
Armenity / Haiyutioun. Contemporary artists from the Armenian Diaspora
Commissario: Ministero della Cultura della Repubblica dell’Armenia. Commissario Aggiunto: Art for the World Europa, Mekhitarist Congregation of San Lazzaro Island,  Embassy of the Republic of Armenia in Italy, Vartan Karapetian. Curatore: Adelina Cüberyan von Fürstenberg. Sede: Monastero e Isola di San Lazzaro degli Armeni.

Leone d’oro per la migliore Partecipazione nazionale alla Repubblica dell’Armenia per aver creato un padiglione basato su un popolo in diaspora, dove ogni artista si confronta non solo con la sua località specifica, ma anche con il suo retaggio culturale. Il padiglione prende la forma di un palinsesto, con elementi contemporanei inseriti in un sito del patrimonio storico. Nell’anno che segna un’importante pietra miliare per il popolo armeno, questo padiglione rappresenta la tenacia della confluenza e degli scambi transculturali.

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The Author

Vittoria Biasi

Vittoria Biasi

Vittoria Biasi is a Contemporary Art Historian and an Art Critic. She is a
Contemporary Art History professor at Florence’s Academy of Fine Arts. After
her humanities graduation she concerned herself with the Theory of White
following Hubert Damish at Paris *Ecole des Haute Etude*. Close to artists who
interprets the monochromy of white she devoted herself to the theoretical criticism realizing
national and international shows and exhibitions with a particular attention to the Eastern culture.
She attends conferences as a lecturer about the white and its light. Among the others: Lumière(s)
En Usage, Pèrigueux 1998. From 1996 on to 2000 she realizes the events of Light of Art for
Art’s sake at Rome, Parma and Padoa. For Homo Sapiens (1) first she translated Henry
Meschonnic from French, publishing some excerpts from Modernité (2). Some other
publications: State of White (3); In Line with Light, Light for Light’s sake (4). She wrote for the
magazine Lighting. Through a text of her she is attending Fabrizio Crisafulli’s Theatre of Places.
The theatre as a place and the experience at Formia (1996-1998), **G.A.T.D*., Rome, 1998. She
looked after the exhibitions for the book of artist in Italy and abroad.

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