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LUCIO FONTANA – AMBIENTI/ENVIRONMENTS – PIRELLI HANGARBICOCCA- MILAN

Pirelli HangarBicocca presents the exhibition
Lucio Fontana
Ambienti/Environments
Curated by Marina Pugliese, Barbara Ferriani and Vicente Todolí
In collaboration with Fondazione Lucio Fontana
Press Preview September 19, 2017
From September 21, 2017 to February 25, 2018

Testo di Vittoria BiasiArt historian

Il concetto di Ambiente spaziale, proposto al mondo da Lucio Fontana, ha attraversato mezzo secolo. La morte dell’artista, nato in Argentina nel 1899, avviene nel 1968, in un periodo di rivolta europea, che ha caratterizzato la storia sociale e artistica e verso cui oggi va un pensiero nostalgico!

Il concetto spaziale di Lucio Fontana continua a vivere in noi, nelle ricerche artistiche, teatrali, letterarie. La Galleria Nazionale di Roma ha inaugurato la mostra ’68 – E’ solo un inizio, proponendo la collezione di artisti la cui poetica ha scalfito quegli anni e dedicando attenzione ai concetti spaziali di Fontana, che è stato il punto di partenza per le ricerche artistiche internazionali.

La mostra Ambienti/Environnemts è una celebrazione eccezionale, un omaggio alla storia, alla filologia del concetto che l’artista ha sviluppato dal 1949 al 1968.

La storica dell’arte Marina Pugliese, in collaborazione con Barbara Ferrani, ha condotto lo studio su fonti e materiali utilizzati da Fontana nella costruzione dei suoi Ambienti, che al termine dell’esposizione erano distrutti. Grazie alla vasta e profonda ricerca di informazioni su queste opere effimere, le curatrici e il direttore dell’HangarBicocca Vicente Todolí hanno realizzato l’esposizione Ambienti/Environnements in cui, per la prima volta sarà possibile vedere, conoscere, visitare il percorso degli ambienti spaziali che ha ispirato il lavoro di artisti e gruppi.

La mostra, grazie alla particolarità delle opere, costruisce una successione di stanze isolate e indipendenti, contenitori della ricostruzione degli ambienti, dell’opera totale, che avvolge lo spettatore.

Il percorso inizia con Struttura al neon per la IX Triennale di Milano del 1951 costituita da un grande neon di circa cento metri che, aleggiando all’ingresso, introduce l’esposizione cronologica degli ambienti dominati da opere di luce.

Tommaso Fontana, nel saggio introduttivo alla mostra [1] intitolata “Anni Sessanta, Rigore e Utopia” a Milano con Alviani, Castellani, Fontana, Manzoni, Nigro – “Colore e Segno” a Roma con Accardi, Capogrossi, Dorazio, Novelli, Perilli, Sanfilippo, Twombly, Uncini, osserva che Lucio Fontana rappresentò il punto di partenza per le ricerche artistiche; che gli artisti milanesi erano dominati dal rigore; che la civiltà industriale di Milano con il boom negli anni 1950-60, con lo sviluppo di materiali e programmi di alto valore scientifico, incisero decisamente sull’opera degli artisti proposti in mostra.
I tagli, i buchi di Fontana sono stata l’espressione primaria di un’utopia che si è liberata nel percorso della luce con l’uso di materiali innovativi, come vernici fluorescenti, luci al neon e luci di Wood e di elementi strutturali, come pavimenti instabili o a pianta ondulata che pongono il visitatore al centro dell’opera. Un’estensione del pensiero, della concezione, della visione che ha nutrito da artisti contemporanei di Fontana ad architetti fino ad oggi.

La successione di Ambienti/Environments è un percorso lungo l’esperienza del senso. L’artista diceva che il segno spaziale no longer forces upon the Viewer a figurative theme but puts him in a position to create that himself through his own imagination and the emotions aroused in him .[2]
Il Manifesto Blanco (1946) e le successive dichiarazioni di poetica raccolte da Germano Celant in L’inferno dell’arte italiana 1946-1964 tracciano la filologia della visione di Fontana all’interno di un periodo storico composto da scenari di distruzioni, desiderio di essere oltre, di abbracciare l’arte come avventura del pensiero, dello scontento, della rabbia.
Le idee non si rifiutano. Si trovano in germe nella società, poi i pensatori e gli artisti le esprimono. Tutte le cose nascono per necessità e son di valore nella loro epoca. Il passaggio appartiene al Manifesto blanco edizione Henry Beyle 2014 sulla cui copertina è riportato un particolare di Scultura astratta (1934) che sembra il progetto di Ambiente spaziale a luce nera (1948-49), il primo ambiente creato dall’artista e con cui inizia la mostra. La stanza è illuminata dalla lampada di Wood che si associa ai colori fluorescenti con cui è dipinta la scultura astratta appesa al centro. Il modello della scultura sarà ripensato per i successivi ambienti ed è un’opera che supera la soglia della pittura e della scultura, come i Cretti di Burri sono oltre il quadro e la scultura.

L’idea di ambiente come opera totale è troppo avanti rispetto al tempo e solo nel 1964 in occasione della XIII Triennale di Milano, Lucio Fontana è invitato a creare due corridoi, denominati Utopie e realizzati in collaborazione con l’architetto Nanda Vigo. Sono opere di grande coinvolgimento in cui l’esperienza della luce si associa alle pareti incurvate, modellate come parte dell’opera per partecipare alla suggestione spaziale.

Per la mostra al Walker Art Center di Minneapolis nel 1966, Fontana sviluppa ulteriormente il progetto, che è stato ricostruito e presentato per la prima volta in Pirelli Hangar Bicocca. Attraverso un tunnel ribassato e con pavimento inclinato, il visitatore può raggiungere l’Ambiente Spaziale costituito da una stanza delimitata con pareti forate da cui filtra la luce al neon e al pavimento di gomma morbida che contribuisce a creare lo spaesamento.

In altri ambienti Fontana ha cercato lo smarrimento facendo attraversare allo spettatore forme labirintiche con luci colorate creando alterazioni percettive come nell’opera per il Stedeljik Museum di Amsterdam e successivamente al Van Abbemuseum di Eindhovhen nel 1967.

Gli Ambienti sono una rielaborazione di quanto già Fontana aveva tracciato. In tal senso i Teatrini possono essere il progetto degli Ambienti in cui la luce filtra dai fori delle pareti o del soffitto. Tutta la produzione dell’artista è fortemente impaginata attorno ad una visione dello spazio che vuole raggiungere la visione abbacinante della luce all’orizzonte delle pampas, quella luce che lo aveva affascinato fin da ragazzino.

L’ultimo ambiente, concepito per Documenta nel 1968, anno della scomparsa dell’artista, è un grande spazio labirintico, dipinto di bianco, che conduce a un grande taglio sul muro bianco, citazione, mise en espace di Concetto spaziale: attesa del 1966. Per la XXXIII Biennale di Venezia Lucio Fontana progettata in collaborazione con l’architetto Carlo Scarpa un’ambientazione bianca, che rende il taglio innocente.

Vittoria Biasi – Roma, ottobre 2017

[2] Katharina Hagewisch, Lucio Fontana, Panicali Fine Art, New York, 1968

[1] Mostra ideata dal collezionista Tommaso Fontana itinerante nelle gallerie: Bergamini, Seno, Tega di Milano; galleria Isola, Il Segno di Roma; Galleria Dina Carola di Napoli.

Press Release

GROUNDBREAKING EXHIBITION WILL LET VISITORS WALK THROUGH LUCIO FONTANA’S ENVIRONMENTS, MANY SPECIALLY RECONSTRUCTED FOR THE FIRST TIME

Visitors to a major exhibition which will be staged at Pirelli HangarBicocca in Milan this autumn will be able to walk through several of Lucio Fontana’s celebrated ‘environments’ featuring different forms and colours which unfold through rooms, corridors, glass walls and labyrinthine paths. The show, opening on 20 September 2017, has been developed in collaboration with Fondazione Lucio Fontana.

Despite the innovation of the artist’s environments, this area of Fontana’s work is not widely known. It is only in recent years that scholars have started extensive research into this aspect of his practice and the show at Pirelli HangarBicocca will be a unique opportunity to see ten environments reconstructed in full scale and presented together for the very first time. The exhibition has been developed as the result of research into so far unknown historical documents such as personal letters, architectural plans, photographs, magazine reviews, films and interviews with art historians and Fontana’s collaborators. All the traced material has been reviewed and approved by the Fondazione Lucio Fontana

Among the exhibited works, the show will include reconstructions of key environments conceived for museums, such as the Walker Art Center in Minneapolis in 1966 and the Stedelijk Museum in Amsterdam in 1967, and never exhibited since then.

The exhibition is curated by art historian Marina Pugliese, Adjunct Professor at the California College of the Arts in San Francisco and former Director of the Museum of 20th Century Art in Milan, conservator Barbara Ferriani, lecturer at the Centro di Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” and at the University of Milan, and Vicente Todolí, Artistic Director of Pirelli HangarBicocca and previously Director of Tate Modern in London from 2003-10.

Lucio Fontana Ambiente spaziale con neon, 1967 Reddish-purple neon tube Photo: Stedelijk Museum, Amsterdam © Fondazione Lucio Fontana, Milan
Lucio Fontana
Ambiente spaziale con neon, 1967 Reddish-purple neon tube
Photo: Stedelijk Museum, Amsterdam © Fondazione Lucio Fontana, Milan

Comunicato stampa

Pirelli HangarBicocca presenta la mostra
Lucio Fontana
Ambienti/Environments
A cura di Marina Pugliese, Barbara Ferriani e Vicente Todolí
In collaborazione con Fondazione Lucio Fontana
Dal 21 settembre 2017 al 25 febbraio 2018
Anteprima e conferenza stampa: 19 settembre 2017, ore 10.

Pirelli HangarBicocca presenta una mostra d’importanza storica che permetterà ai visitatori di attraversare gli Ambienti spaziali di Lucio Fontana, alcuni dei quali ricostruiti per la prima volta dalla scomparsa dell’artista, e di riscoprire la loro valenza estetica e formale che li rende ancora oggi contemporanei.

“Ambienti/Environments”, a cura di Marina Pugliese, Barbara Ferriani e dal Direttore Artistico di Pirelli HangarBicocca Vicente Todolí e realizzata in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana, raccoglie nello spazio delle Navate di Pirelli HangarBicocca nove ambienti e due interventi ambientali, creati da Fontana (1899, Rosario, Argentina – 1968, Varese, Italia) tra il 1949 e il 1968 per istituzioni e musei italiani e internazionali, e inaugura il 20 settembre 2017.

Gli Ambienti spaziali, stanze e corridoi concepiti e progettati dall’artista a partire dalla fine degli anni ’40 e quasi sempre distrutti al termine dell’esposizione, sono le opere più sperimentali e meno note di Fontana, proprio per la loro natura effimera. Alcuni degli ambienti esposti sono stati ricostruiti per la prima volta dalla scomparsa dell’artista grazie allo studio e alle ricerche della storica dell’arte Marina Pugliese e della restauratrice Barbara Ferriani e al contributo della Fondazione Lucio Fontana.

La mostra include, tra i lavori esposti, alcuni degli Ambienti spaziali più rilevanti dell’artista, progettati per istituzioni tra le più  attive nel promuovere forme d’arte sperimentali e d’avanguardia come il Walker Art Center di Minneapolis nel 1966 e lo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1967.  Il visitatore ha l’opportunità di osservare e fruire per la prima volta le opere meno conosciute di Fontana, di riscoprirne l’importanza storica e allo stesso tempo di coglierne la contemporaneità e la forza innovativa attraverso un allestimento inedito.

Lucio Fontana Ambiente spaziale in Documenta 4, a Kassel, 1968 Wood and chalk “Lucio Fontana. Ambienti Spaziali”, installation View at Gagosian Gallery, New York, 2012 Executed by Lucio Fontana in collaboration with Aldo Jacober at Documenta 4 in Kassel, 1968 Collection Fondazione Lucio Fontana. Reconstruction authorized for this exhibition by Fondazione Lucio Fontana, Milan, 2012 © Fondazione Lucio Fontana, Milan. Courtesy Gagosian Gallery. Photo: Robert McKeever
Lucio Fontana
Ambiente spaziale in Documenta 4, a Kassel, 1968
Wood and chalk
“Lucio Fontana. Ambienti Spaziali”, installation View at Gagosian Gallery, New York, 2012 Executed by Lucio Fontana in collaboration with Aldo Jacober at Documenta 4 in Kassel, 1968
Collection Fondazione Lucio Fontana. Reconstruction authorized for this exhibition by Fondazione Lucio Fontana, Milan, 2012
© Fondazione Lucio Fontana, Milan. Courtesy Gagosian Gallery. Photo: Robert McKeever

 

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The Author

Vittoria Biasi

Vittoria Biasi

Vittoria Biasi is a Contemporary Art Historian and an Art Critic. She is a
Contemporary Art History professor at Florence’s Academy of Fine Arts. After
her humanities graduation she concerned herself with the Theory of White
following Hubert Damish at Paris *Ecole des Haute Etude*. Close to artists who
interprets the monochromy of white she devoted herself to the theoretical criticism realizing
national and international shows and exhibitions with a particular attention to the Eastern culture.
She attends conferences as a lecturer about the white and its light. Among the others: Lumière(s)
En Usage, Pèrigueux 1998. From 1996 on to 2000 she realizes the events of Light of Art for
Art’s sake at Rome, Parma and Padoa. For Homo Sapiens (1) first she translated Henry
Meschonnic from French, publishing some excerpts from Modernité (2). Some other
publications: State of White (3); In Line with Light, Light for Light’s sake (4). She wrote for the
magazine Lighting. Through a text of her she is attending Fabrizio Crisafulli’s Theatre of Places.
The theatre as a place and the experience at Formia (1996-1998), **G.A.T.D*., Rome, 1998. She
looked after the exhibitions for the book of artist in Italy and abroad.

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