IL PRINCIPIO DEL TEMPO – TESTO DI VITTORIA BIASI – QUINGGANG XIANG – LA NUOVA PESA – ROMA
Quinggang Xiang
La Nuova Pesa Centro per l’Arte Contemporanea
Via del Corso, 530 00186 Roma – Tel. 063610892
www.nuovapesa.it; nuovapesa@farm.it
Fino al 31 luglio – da lunedì al venerdì: ore 10.30-13.30 e 16.00-19.30
Il principio del tempo
Curatela e testo di
Vittoria Biasi
La recente scomparsa del cosmologo Stephen Hawking ha segnato un momento di sospensione nello scorrere agitato del nostro tempo sociale e ha riportato sotto i riflettori una parte dei grandi interrogativi senza risposta. La lettura Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo fissa la differenza tra il tempo reale e quello immaginario. Ciò che accade nella prima forma temporale può approdare ad uno stato di disordine o entropia, che “è un esempio della cosiddetta freccia del tempo, qualcosa che distingue il passato dal futuro, dando al tempo una direzione ben precisa. Esistono almeno tre frecce del tempo diverse”[1], tra cui la freccia del tempo psicologica. Questa determina il principio, il punto di visione che ordina gli eventi personali, sociali, storici del passato o del presente, secondo la modalità del periodo, della lingua, della cultura di riferimento. L’etica culturale abbraccia l’estensione geografica del paese di provenienza. Il pensiero supera il concetto spazio-temporale ponendo passato e presente sullo stesso piano. Con linguaggio semplice, come piccole storie tratte da un libretto di apologie, l’artista cinese Quinggang Xiang propone aspetti della sua cultura storico-etica, filtrati nella plasticità dell’estetica orientale.
La mostra comprende quattro gruppi eterogenei di sculture, tre dei quali sono accomunati dal principio rituale della ripetizione: 18 foglie divise a metà, 60 proiettili, 8 fazzoletti annodati, raccontano una storia patria cinese sintetizzata tra la serialità dei proiettili e quella dei fazzoletti, che facevano parte della divisa degli alunni cinesi. Xiang racconta del periodo scolastico in cui il fazzoletto rosso doveva essere annodato al collo per poter entrare in classe.
Le 18 foglie, perfettamente uguali e allineate, sono tagliate orizzontalmente a metà, così da formare un istmo che permette di leggere ciò che l’artista ha scritto nelle rispettive sezioni interne: da un lato la formula del processo di fotosintesi da cui deriva il colore verde e, dall’altro, citazioni in caratteri cinesi di orientamento etico secondo il pensiero confuciano.
Alla pietà filiale, all’amicizia, all’essere armonioso e amichevole, al matrimonio, alla responsabilità, al compatimento verso gli altri corrisponde la regola di cortesia, l’abilità del tiro con l’arco, della guida del carro, della conoscenza della letteratura, dell’aritmetica.
L’arte come scrittura o altra forma di rappresentazione ha storicamente collaborato nella comunicazione di codici comportamentali.
Un documento esemplare in tal senso è la Cappella degli Scrovegni con la rappresentazione dei vizi e delle virtù che sorreggono le narrazioni bibliche e il Giudizio Universale.
Nel tempo della globalizzazione l’arte del nuovo millennio, delle poetiche emergenti, attraverso vecchie nuove mitologie, tradizioni e nuove icone, rivela la preoccupazione per l’uomo contemporaneo nel mondo in continua mutazione, imprendibile, smaterializzato.
L’uomo che abbraccia il mondo è il focus dell’esposizione. Il reperimento di un frammento d’albero, la sua forma naturale ha segnato per Xiang l’origine di una riflessione organizzata tra forme plastiche, tra interazione di tempi storici e tempi personali.
Il linguaggio ingenuus di Xiang, potrei aggiungere di molti artisti orientali, sembra rivolto a soffiare sul fuoco coperto dalle ceneri delle sovrastrutture occidentali. L’abilità nel modellare la ceramica e la ricerca degli effetti cromatici, con la sperimentazione di particolari pigmenti immersi in cotture di elevato calore, sono gli aspetti manuali in cui l’artista organizza la sua visione tra la cultura occidentale e orientale.
Sullo sfondo dello studio dell’arte europea Xiang ha preso coscienza della cultura e della storia della sua terra. La sua concezione dell’arte è orientale anche se vissuta con la libertà dell’Occidente. I dipinti cinesi, le opere cinesi tradizionali, i manifesti di Mao, hanno sempre uno spazio, una parte della superficie dedicata al messaggio, alla scrittura, che è un’altra forma d’arte. Il momento teorico della mostra nasce dallo studio del testo di Zhuāng Zhōu (莊周), padre del taoismo e supporto di varie filosofie, del principio d’ordine che governerebbe indistintamente l’attività mentale e il cosmo.[2]
Xiang ama la poesia e il senso poetico dei testi che vuole raggiungere attraverso la visione. Gli acquarelli con gli inserimenti in ceramica alludono all’universo, a quel mondo che vediamo quasi diviso tra cielo e terra. In particolare Xiang è emozionato dalla frase misteriosa, sacra, di Zhuāng Zhōu:
Gli uomini ‘esistono’ tra cielo e terra, in un batter d’occhio, come un cavallo bianco passa attraverso una fessura.
La frase è come un sassolino in uno stagno le cui onde lo sguardo cerca di raggiungere, di percepirne un moto che non potrà più vedere. Xiang è il sassolino e lo spettatore: cerca di raggiungere con la sua arte ciò che percepisce. È solo nel tempo che il suo pensiero ha scoperto e di cui cerca di cogliere la direzione!
Vittoria Biasi, 2018
Art historian
[1] Stephen Hawking, Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo, BUR, Milano 1990, pag. 168
[2] Jean Chevalier, Alain Gheerbrant, Dizionario dei simboli. volI, BUR, Milano 1986, pag. 445
Photogallery by R. Losapio – Position the cursor on the images to view captions, click on images to enlarge them.
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