HUNGARIAN PAVILION AT THE 58TH INTERNATIONAL ART EXHIBITION
Tamás Waliczky – Imaginary Cameras
11 May – 24 November 2019
Press preview: 8–10 May
The artist will be present and available for interviews.
Opening: 9 May, 11:30 am
Opening speech by Jeffrey Shaw, new media artist
Hungarian Pavilion at the Venice Biennale
Giardini della Biennale – Venice, Italy
National Commissioner: Julia Fabényi
Curator: Zsuzsanna Szegedy-Maszák
Organizer: Ludwig Museum – Museum of Contemporary Art, Budapest
The mapping of human vision has been a recurring theme in the work of the internationally acclaimed new media artist Tamás Waliczky. The spatial representation of time, futuristic renderings of augmented reality, and the examination of optical distortions have all played central roles in his works.
Over the past two centuries, the invention of various picture-recording devices has shaped our ways of seeing, thereby manipulating our image of the world, in much the same way, indeed, that computers manipulate ways of seeing. Waliczky’s exhibition Imaginary Cameras reverses this relationship, demonstrating how, when an inventor creates a new device, his or her worldview often predetermines the mechanism of the apparatus and the character of the images the device can create. Waliczky’s 23 precisely constructed fantasy machines (cameras, projectors, viewers) reveal with their analogue mechanisms alternative renderings of reality while at the same time they dissolve the opposition between seeing and knowing, computer vision and human vision. The designs and mechanics of the devices make specific references to cameras of earlier periods. The limitations inherent in these mechanisms, including elements of unpredictability (in contrast to the over-controlled, over-developed instant imaging systems of today), have a liberating effect on the artist. With his fictional cameras, Waliczky does not seek to create a seemingly plausible virtual reality. Rather, he calls attention to the existence of different ways of seeing.
The designs of the cameras, which operate on analogue principles and which were made with digital software, are displayed in 23 lightboxes. In addition to these static renderings, animations and an interactive digital installation present the ways in which these devices, which could in fact be constructed, would operate. As for the kinds of pictures his fantasy cameras would produce, the artist entrusts this to the beholder’s imagination.
– Zsuzsanna Szegedy-Maszák, curator
“As a new media artist, I am very much interested in these cameras and the possible alternative ways in which they function, as the roots of new media art.”
– Tamás Waliczky, artist
Tamás Waliczky (1959) is a new media artist who began working with computers in 1983 and published The Manifesto of Computer Art in 1989. He has worked at various institutions known for their programs in new media art, including the ZKM Institute for Visual Media in Karlsruhe; since 2010, he has been a professor at the School of Creative Media, City University of Hong Kong. His works have been shown at important exhibition venues, such as the ICC Gallery Tokyo and the Multimediale Karlsruhe, and they are also found in prominent public collections, including the Centre Georges Pompidou in Paris and the Ludwig Museum in Budapest.
Guided tours with Tamás Waliczky:
Sunday, 12 May, 11 am
Monday, 13 May, 4 pm
Wednesday, 15 May, 4 pm
Tamás Waliczky is represented by Ani Molnár Gallery, Budapest, and he is a collaborating artist with Osage Gallery, Hong Kong.
PADIGLIONE DELL’UNGHERIA
alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia 11 maggio – 24 novembre, 2019
Venezia, Giardini
TAMÁS WALICZKY: FOTOCAMERE IMMAGINARIE
Commissario nazionale: Julia Fabényi
Curatore: Zsuzsanna Szegedy-Maszák
Organizzatore: Museo Ludwig – Museo d’arte contemporanea di Budapest
Nell’arco dei due secoli precedenti, l’invenzione di vari apparecchi in grado di registrare immagini ha stabilito le basi della nostra visione, manipolando con essa in varie maniere la nostra idea del mondo che i computer, in effetti, influenzano in molti modi. La mostra di Waliczky, Fotocamere immaginarie, inverte questo rapporto, dimostrando come, nel corso della creazione di un nuovo apparecchio, la visione del mondo dell’inventore spesso predetermina il meccanismo dell’apparecchiatura e il carattere delle immagini che essa può restituire. Le sue macchine di ingegno, costruite in modo preciso (fotocamere, proiettori, visualizzatori), con propri meccanismi analogici, rivelano interpretazioni alternative della realtà così come allo stesso tempo dissolvono l’opposizione tra il vedere e il sapere, e tra la visione del computer e quella umana. I design e i meccanismi degli apparecchi fanno riferimenti specifici alle fotocamere dei periodi precedenti. Le limitazioni inerenti a questi meccanismi, compresi elementi di imprevedibilità (contrariamente agli stracontrollati, strasviluppati sistemi di imaging instantaneo di oggi), hanno un effetto liberatorio sull’artista. Con le sue fotocamere fittizie, Waliczky non cerca di creare una realtà virtuale apparentemente plausibile, piuttosto attira l’attenzione sull’esistenza di di erenti modi di vedere.
I modelli delle fotocamere, i cui meccanismi operano attraverso principi analogici ma precedentemente progettati con software digitali, sono in mostra in 23 lightbox. Oltre a queste rappresentazioni statiche, animazioni e un’installazione digitale interattiva presentano le modalità con cui questi apparecchi, i quali potrebbero essere e ettivamente costruiti, verrebbero utilizzati. Per quanto riguarda il genere di immagini che le sue fotocamere di ingegno potrebbero realizzare, l’artista si affida all’immaginazione dell’osservatore.
L’artista
TAMÁS WALICZKY (1959)
Tamás Waliczky è un artista dei nuovi media che ha cominciato a lavorare con il computer nel 1983 e ha pubblicato Il manifesto di computer arts nel 1989. Ha lavorato presso istituti vari conosciuti per il loro programmi in arte dei nuovi media, come lo ZKM Institute for Visual Media a Karlsruhe; dal 2010 è professore presso la Scuola di Media Creativa, City University of Hong Kong. Dal 2013 è il professore onorario dell’Università d’Arte Moholy-Nagy. Ha ricevuto numerosi premi internazionali, come il Golden Nica di Prix Ars Electronica, Linz, e ha anche partecipato a numerosi esposizioni internazionali, come la Biennale di Lyon e la Biennale di Siviglia. Le sue opere sono state esposte presso luoghi importanti di esposizione, tra i quali l’ICC Gallery Tokyo e il Multimediale Karlsruhe, e possiamo trovarle in collezioni pubbliche prominenti, compresi il Centro Georges Pompidou a Parigi e il Museo Ludwig a Budapest.
Il commissario nazionale
JULIA FABÉNYI (1953)
Storico d’arte, Commissario nazionale del Padiglione dell’Ungheria alla Bien- nale di Venezia. Tra il 1972 e il 1990, Fabényi ha vissuto a Lipsia, Germania, dove ha studiato e poi insegnato all’Università di Lipsia. Tra il 1996 e il 2000 è stata direttrice al Kunsthalle di Szombathely e, dal 2000 al 2005, direttrice del Budapest Kunsthalle. Dal 2013 è direttrice del Museo Ludwig – Museo d’arte contemporanea.
La curatrice
ZSUZSANNA SZEGEDY-MASZÁK (1978)
Storico d’arte, capo divisone del Museo di Storia di Budapest – Galleria Budapest. Curatrice di numerose mostre tematiche, pubblica regolarmente nelle riviste d’arte ungheresi. Si occupa di arte contemporanea e storia della fotografia del 19esimo secolo.
La mostra viene inaugurata da
JEFFREY SHAW (1944)
Una delle gure maggiormente riconosciute dei nuovi media, nella sua arte si possono trovare esempi di realtà virtuale immersiva, narrativa interattiva e realtà aumentata. Shaw è stato il direttore fondatore del ZKM Institute for Visual Media a Karlsruhe, dal 2009 è il preside del Dipartimento della Media Art presso la City University of Hong Kong, decano del Dipartimento di Media Creativa. Le sue opere sono state messe in mostra presso luoghi importanti di esposizione, tra cui il Museo Stedelijk a Amsterdam, il Centro Georges Pompidou a Parigi, il Kunsthalle Bern, il Museo Guggenheim a New York, lo ZKM a Karlsruhe, la Galleria Hayward a Londra e il Power Station of Art a Shanghai.
Il catalogo
Seguendo l’introduzione del commissario nazionale, Julia Fabényi, si trovano tre saggi e un intervista con Waliczky. Il testo di Zsuzsanna Szegedy-Maszák analizza le opere esposte al Padiglione dell’Ungheria in parte tramite la loro meccanica, in parte dal punto di vista della loro apparenza composizionale e, in ne, nell’ambito della prassi di Waliczky dei nuovi media. Il testo di Miklós Peternák, che si occupa dell’arte di Tamás Waliczky da decenni, tratta la presente portando alla luce il ruolo cui essa assurge nell’ambito della carriera dell’artista, sottolineando specialmente quelle opere precedenti che si occupano delle ampie possibilità della vista e della percezione visuale similmente alle Fotocamere immaginarie. L’autore straniero del catalogo, Michael Pitchard, è uno storico di fotografia riconosciuto, autore di sinossi storiche conosciute come History of Photography in 50 Cameras (2015). Pitchard si avvicina alle strutture presentate alla mostra dal punto di vista della storia delle macchine fotografiche. Nel suo intervento presenta analogie e modelli storici delle opere, come per esempio le macchine fotografiche a lenti multiple, le macchine fotografiche stereo o la fotocamera Wolcott. È possibile leggere una presentazione con foto per ogni macchina della serie Fotocamere immaginarie, e queste descrizioni si aprono dalla conversazione dell’artista con la sua co-creatrice, Anna Szepesi. In questo modo le presentazioni mostrano dettagliatamente la meccanica delle fotocamere e allo stesso tempo otteniamo risposte alle domande che possono emergere in quei lettori meno esperti nel design dell’ingegneria. Le immagini del catalogo sono costituite maggiormente dalle grafiche edite in modo digitale presentate alla mostra maggiormente attraverso il medium del lightbox. Il catalogo è stato progettato da Gabor Palotai, il quale ha ottenuto numerosi premi internazionali di design.